Tra le eccellenze gastronomiche della città di Cattolica spicca la vongola.
La vongola di Cattolica, il cui nome scientifico è Chamelea Gallina, appartiene alla famiglia dei molluschi bivalvi, e viene anche chiamata vongola lupino ma, a differenza delle altre vongole, è molto più piccola e presenta sul guscio striature grigie e brune, di varie tonalità, affiancate al bianco e al violetto.
Questo piccolo mollusco ha reso Cattolica famosa nel panorama culinario italiano e non: infatti è anche grazie allo sviluppo di questo tipo di pesca che la nostra città ha conosciuto, a partire dalla metà degli anni ‘80, un grosso incremento economico.
Nel dialetto locale la vongola di Cattolica, viene affettuosamente appellata come “poveraccia” – la Puracia – perché un tempo, nemmeno troppo lontano, questo simpatico mollusco veniva principalmente raccolto dagli abitanti della città sulla battigia durante la risacca della bassa marea o dopo le mareggiate, insieme ad altri molluschi come i cannolicchi e, con poco, permetteva a tutta la numerosa famiglia di mangiare. A differenza di oggi quindi era considerato un alimento dei poveri.
A differenza delle vongole veraci, più carnose e consistenti, la vongola Chamelea è più modesta nelle dimensioni.
Tuttavia è risaputo che sia più ricca di sapore e che il suo gusto sia inconfondibile.
La vongola di Cattolica è un must della cucina locale, accompagna benissimo tanti primi piatti della tradizione, dai classici spaghetti alle vongole al sofisticato risotto con il sugo rosso, in cui le Azdore impiegano ore a sgusciare e pulire i molluschi – ottimo anche sulla polenta – ma si difende egregiamente anche come antipasto caldo tipico, le famose “vongole alla marinara”, aperte e saltate in padella con olio extravergine e impreziosite di odori come aglio e prezzemolo. Qualche fetta di pane abbrustolito e il gioco è fatto.
La vongolara, è l’imbarcazione tipica per la pesca e la raccolta delle vongole.
Nel porto di Cattolica, nella darsena più antica, le trovate sistemate tutte in fila, facilmente riconoscibili grazie ai loro giganteschi rastrelli di color rosso-ruggine.
Queste imbarcazioni sono infatti dotate di un sistema turbo-soffiante che alza con forza il livello del fondale.
I molluschi, infatti, vivono a circa 15 centimetri sotto la superficie sabbiosa e questo tipo di imbarcazione, con la draga di cui sono dotate, permette di raccogliere e filtrare le vongole che i pescatori poi confezionano a bordo, in sacchi di diversi formati.
Precedentemente, almeno fino alla metà del ‘900, veniva utilizzato un “Ferro da Vongole”, chiamato localmente “Smenacùl”, uno strumento composto da un telaio e una rete metallica a forma di mezzo cerchio, collegato a un manico di legno con cui veniva manovrato. La rete inizialmente era di canapa e i vongolari la portavano a casa tutti i giorni per farla asciugare davanti al camino.
Oggi ne è conservato un esemplare presso il Museo della Regina.