Cattolica gusto di vivere? Certo che sì.

Ci si può innamorare di un luogo a occhi chiusi, solo gustandolo? A Cattolica, questo è possibile.

Chi l’ha visitata sa per certo che questo miracolo accade ogni giorno, quando si assaporano le specialità locali del mare Adriatico… e non solo.

Il porto di Cattolica: la zuppa di pesce, gli spiedini di pesce e le storie dei piatti

Si parte dal porto, il cuore e l’anima della città; le barche, la darsena, i gabbiani, il tempo lento… ma soprattutto il suo “oro blu”: il pesce fresco dell’Adriatico. Seguendo le tracce delle ricette tradizionali si scoprono racconti e aneddoti che disegnano la storia di questa località. 

La zuppa di pesce della Betta è un piatto che racconta un viaggio che parte da lontano. Attenzione però: zuppa, non brodetto come nelle vicine Marche, perché la zuppa è meno brodosa e a strati-

Su una base profumata di cipolla e pomodoro si stende il primo strato di pesci, quelli più “duri”, che richiedono cottura lenta. Il secondo strato è composto da specie più “sottili”, che cuociono rapidamente.Quando, dopo una lenta cottura, in superficie si forma “un sottile telaio”, la zuppa è pronta.

La ricetta originale è quella della Betta, che nel 1956 apre il ristorante proprio nel luogo che, già dal 1950, era conosciuto come “il rifugio dei marinai”.

Il viaggio nel gusto continua con gli spiedini di pesce e i loro “batecchi”. Due enormi foconi davanti al ristorante, sacchi da 50 kg di carbone e una nube di fumo profumato visibile da lontano.

Giancarlo cucinava migliaia di spiedini ogni sera. Valeria, sua moglie, racconta che il calore dei foconi era così intenso che nessuno riusciva ad avvicinarsi, solo lui ci riusciva. I “batecchi” venivano posizionati in verticale, lungo tutta la circonferenza del focone, direttamente sulla brace, senza griglia. In questo modo, “il grasso di uno scende sull’altro e lo insaporisce”.

Ma prima della cottura c’era la preparazione. A seconda del tipo di pesce si sceglie un legno diverso: per gamberetti e calamari si usavano canne raccolte alla foce del Conca; per le sarde, il legno di larice che cresceva proprio davanti al ristorante.

Durante l’inverno la Betta affilava migliaia di batecchi, creando la scorta per l’estate. Come ricorda Giancarlo: “Negli anni Sessanta, gli spiedini erano come oggi è il gelato”, un cibo da passeggio, irrinunciabile.

Trattoria Gina: un ristorante iconico della tradizione 

A proposito di tradizioni, ce n’è una che da 87 anni racconta la vera anima di Cattolica: la Trattoria Gina.

Un luogo in cui ogni piatto è un racconto e ogni profumo una memoria. Tutto ha inizio nel 1937, quando Gina Filippucci, giovane donna originaria di Saludecio, con due figli piccoli e il marito appena tornato dalla guerra, decide di aprire un’osteria in una piazzetta di Cattolica.  All’epoca non era scontato: una donna, giovane e sola, che avvia un’attività commerciale. Un vero spirito imprenditoriale, visionario e coraggioso.

I marinai, al ritorno dalla pesca, le portavano garagoli e altro pescato. Lei, con generosità e maestria, cucinava per loro e ci abbinava il suo vino. Con il tempo, Gina capisce che il vino da solo non basta: trasforma l’osteria in trattoria, offrendo un pasto completo a chi cercava più di un semplice bicchiere.

Comincia così a preparare tagliatelle, cappelletti, con le sue stesse mani,abilità e grande passione. I clienti, spesso i signori del paese, portavano la tovaglia bianca da casa e le donne di servizio, perché la trattoria era poverissima e Gina non ne aveva. Eppure, si stava bene. Come in famiglia.

Non si ferma lì: affitta anche il palazzo di fronte e lo trasforma in una pensione, con tante camere e un solo bagno per piano. Un’ospitalità spartana ma sempre autentica. Gina ha dedicato anima e corpo al suo lavoro, e i riconoscimenti non sono mancati negli anni. La trattoria è diventata così iconica che ancora oggi si dice “davanti alla Gina” per indicare un luogo.

Oggi. siamo alla quarta generazione: in cucina ci sono Sabrina e suo figlio Luca, che portano avanti con rispetto la tradizione di famiglia. Con la stessa manualità, i gesti, e l’amore per una cucina sincera, fatta di cose buone e sapori veri. Nel 2024, questa piccola grande realtà è stata riconosciuta come Bottega Storica e oggi vanta la licenza più antica della città.

La piazzetta antistante, oggi, porta il suo nome: Piazzetta Gina, dove tutto è cominciato… e continua.

Cattolica da gustare: una vacanza tra sapori e racconti

A Cattolica, il gusto non è mai scontato.

Le sorprese non mancano e il nostro viaggio prosegue con un salto nel presente.

 Panettone significa Natale e freddo? Qui a Cattolica significa anche Ferragosto! Albicocche non candite, scorze d’arancia, mandorle: il Panettone sul Moscone è il dolce dell’estate creato dalla Pasticceria Staccoli per arricchire la tradizione dolciaria cattolichina

Più che un dessert, una vera esperienza eno-gastronomica da vivere in vacanza.

Un dolce che il maestro pasticcere descrive così: ”Racconta davvero…la Romagna in estate, sulle spiagge, delle famiglie, degli amici che ridono e si ritrovano”

Il Panettone sul Moscone è il ricordo delle ferie, della convivialità, dell’accoglienza di Cattolica.

Un tassello che si aggiunge alla memoria collettiva e che riflette l’identità di una città che sa valorizzare la tradizione e rinnovarsi ogni volta.

Insomma, di Cattolica ci si innamora anche col gusto.
Sarebbe un vero peccato lasciarsi sfuggire questa esperienza. 

 

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