Nei crocicchi principali dei rioni, in spiaggia di fianco al Kursaal, nei campi lontano dalle vie asfaltate, dal porto al Comune: erano i fuochi di San Giuseppe.
La notte del 18 Marzo Cattolica si accendeva tutta e si scaldavano i cuori.
La Fogheraccia, o focheraccia, ha origini antiche, che si intrecciano con la storia profonda della città, i rituali di pagana memoria e la sua natura marinaresca: mentre in campagna e a monte della ferrovia si bruciavano sterpaglie, scarti di raccolto e rami della potatura, sul mare i pescatori raccoglievano tronchi e legna portati in spiaggia dalle piogge invernali.
In entrambi i casi il fuoco del Marzo era un rituale: sanciva il passaggio da una stagione fredda e piovosa ad una calda e fruttuosa e celebrava l’imminente arrivo della Primavera.
La ricorrenza qui a Cattolica, così come in tutta la Romagna, era sentita come una festa, un’occasione di incontro e un momento di ritrovo tra le generazioni, era una gara mai dichiarata al “Marzo più bello”, – al Merz – che portava i ragazzi dei vari quartieri ad una corsa forsennata in giro per la città a raccogliere legna, fascine, cassette – spesso copertoni – per creare il Marzo più alto, quello più grande e duraturo, che avrebbe bruciato più a lungo e battuto tutti gli altri.
I giorni, se non addirittura le settimane, precedenti il Marzo, la città si animava e un brusio costante di carretti e dispetti riempiva le ore del giorno e spesso della notte.
Non erano insolite infatti ruberie di legname e attentati alle cataste di legna.
Il momento del fuoco era un momento magico: l’agitazione della preparazione lasciava il posto all’emozione dell’accensione; i volti si illuminavano scaldati dal crepitio del fuoco, c’erano canti, filastrocche, balli e impavidi e un po’ sciagurati salti oltre le fiamme. C’era il giro della città con i propri genitori, per vedere tutte le fogheracce accese e scegliere la più bella, c’erano le ultime scintille, l’odore del fumo che rimaneva poi fino all’indomani, c’era la voglia di stare insieme, c’era la voglia di fare gazòja.
Vi aspettiamo il 18 marzo, in Piazza del Tramonto, per il Marzo.
Troverete cimbella, vin brulè, e tanta allegria.